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E' stata sabotata, ma adesso torna l'AUTO AD ARIA COMPRESSA 150 Km/h - 200 km con 4 ore di carica

Ultimo Aggiornamento: 25/08/2007 10:25
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25/08/2007 10:25

Innanzitutto vi consiglio sto video su youtube che spiega più di un milione di parole:

www.youtube.com/watch?v=_GZTDhDsf4U

Eolo, l’auto ad aria compressa risorge in India
Feb 12, 2007 in Mobilità, Eco-Efficienza

Fino a poco tempo fa circolava in rete la storia di Eolo, un’auto ad aria compressa inventata da un ex-ingegnere di formula uno, in grado di percorrere 100 km con 0,77 euro di elettricità (per comprimere l’aria), raggiungere i 110 km/h e operare per più di 10 ore consecutive in ambito urbano. Presentata nel 2001 al Motorshow di Bologna, sembrava fosse imminente la sua produzione su grande scala. Poi non se ne è saputo più nulla, e sono iniziate a circolare le voci su complotti e sabotaggi. Questo articolo di Attivissimo fa il quadro della vicenda.

Sembra però che la vicenda sia giunta ad una svolta: il produttore automobilistico indiano Tata, come annunciato anche da Repubblica, ha deciso di produrre Eolo su grande scala, introducendo dei miglioramenti tecnici che hanno portato l’autonomia ad addirittura 500 km. Qui l’anuncio della casa automobilistica. Di seguito un pezzo di Jacopo Fo sulla notizia, che aggiunge ulteriori informazioni, visto che Jacopo sembra conoscere personalmente i protagonisti della vicenda.

Il colosso indiano Tata Motors ha firmato con MDI dei Négre (padre e figlio) un contratto per la produzioni in India dell’auto ad aria compressa.
Il fatto che un’azienda dello spessore di Tata abbia deciso di investire su questo progetto dimostra che non si tratta dell’invenzione bislacca di un folle.
In molti ne siamo convinti da anni. Quando 6 anni fa salii su uno dei primi prototipi, nella fabbrica di Marsiglia, ebbi la sensazione di muovermi con la macchina del futuro.
Era un’auto straordinaria, un’invenzione geniale, economica e ecologica. Una monovolume a sei posti, grande bagagliaio, 200 chilometri di autonomia, raggiungeva i 120 chilometri orari, consumava 3 euro di elettricita’ per percorrere 100 chilometri e sarebbe dovuta costare 12mila euro. Veniva alimentata direttamente con aria compressa allo stato liquido, contenuta in due grandi bombole, alloggiate sotto l’auto per tutta la sua lunghezza. In alternativa era dotata di un compressore elettrico capace di riempire le bombole. Per ottenere un pieno era sufficiente collegarla per una notte a una presa di corrente.
Insomma gia’ 6 anni fa era un’auto strepitosa. Tra l’altro si avvaleva di ben 56 brevetti originali. Tutto era particolare: dall’impianto elettrico con 3 chilogrammi di fili al posto dei 30 di una comune auto di media cilindrata, ai sedili con anima tubolare che proteggevano il conducente in caso di incidente, al meccanismo per abbassare
manualmente i vetri dei finestrini. La carrozzeria era stata progettata per essere leggerissima, offrire ottimi risultati nei crash test e venir costruita anche in fibra e resina di canapa.
Ma, nonostante le potenzialita’ ecologiche ed economiche di quest’auto, sono passati gli anni e i Négre non sono ancora riusciti a omologarla in Francia. E qui bisogna proprio fermarsi e chiedersi come sia possibile che per cosi’ tanto tempo si sia riusciti a bloccare la commercializzazione di un mezzo simile.
Ora, appunto, la scesa in campo di Tata Motors cambia tutta la situazione.
Ho telefonato alla MDI e ho sentito aria di grande festa. E’ tutto vero, mi confermano. Entro un anno e mezzo gli indiani inizieranno a vendere questo miracolo tecnologico, sbeffeggiato dalle grandi case europee produttrici di automobili, sabotato dalla lobby dei petrolieri e da politici ottusi.
E di certo dopo l’omologazione in India sara’ difficile per i burocrati europei negare il permesso di circolazione sulle nostre strade all’auto ad aria compressa.

Il segreto di quest’auto sta in un’idea rivoluzionaria. Ai tempi, gli ingegneri della Fiat elaborarono un’analisi tecnica di 16 pagine che dimostrava che questo mezzo avrebbe potuto percorrere solo pochi chilometri, molti meno dei 200 che millantavano i Négre. E non avevano tutti i torti: per quanto si possa immagazzinare molta aria compressa allo stato liquido, questa puo’ esprimere solo poca potenza. Ma Négre aveva escogitato un sistema per moltiplicare l’autonomia del mezzo.
Infatti, l’aria compressa a 300 bar di pressione esce dalle bombole a 70 gradi sotto zero. Più l’aria e’ compressa più e’ fredda, e’ un principio noto ma non pienamente sfruttato fin’ora nelle sue possibili applicazioni.
Ne’gre invece di usare direttamente la pressione dell’aria, la faceva entrare in un contenitore dove veniva scaldata dalla temperatura stessa dell’auto. In questo modo l’aria, aumentando di temperatura, si espande notevolmente e solo a questo punto veniva utilizzata la forza della sua pressione. Ed e’ questo il segreto che consentiva all’auto di raggiungere un’autonomia di 200 chilometri.
Uso il passato perche’ in questi anni i prototipi sono stati ulteriormente sviluppati. Nell’auto ad aria compressa e’ stato integrato un serbatoio di gas e il motore puo’ essere indifferentemente azionato dalla combustione del gas o dall’aria compressa. E’, cioe’, un motore ibrido. Cosi’, se non c’e’ modo di alimentare l’auto con una presa di corrente o un pieno di aria compressa liquida, si puo’ farla andare con il gas che gia’ e’ supportato da una rete di distributori.
Ma la presenza del gas ha anche un’altra funzione che ha portato l’ultimo modello a un’autonomia di 500 chilometri e una velocita’ di 150 chilometri orari. Infatti l’aria in uscita dalle bombole ora viene scaldata nel “vaso di espansione” con una fiamma alimentata dal gas cosi’ da moltiplicare ulteriormente il volume dell’aria e quindi moltiplicare la quota utilizzabile di pressione. Invece di utilizzarla a 2-3 gradi di temperatura la si porta a 30 gradi. E, come abbiamo detto, aumentando la temperatura, l’aria si espande ulteriormente.
Infine si e’ sperimentato l’uso di meccanismi che recuperano l’attrito della frenata dell’auto e dell’inerzia nei percorsi in discesa per sviluppare elettricita’ che permette di comprimere altra aria nelle bombole. Insomma, l’auto che si sono comprati gli indiani e’ veramente “completamente diversa”.
Ma qualche europeo che si dovesse svegliare all’ultimo momento avrebbe ancora la possibilita’ di buttarsi sull’affare, almeno per quanto riguarda alcuni paesi dove i diritti di sfruttamento dell’invenzione sono ancora liberi.
Infatti, il meccanismo commerciale con la quale quest’auto viene proposta e’ anch’esso particolare. MDI detiene i brevetti e cede fabbriche chiavi in mano e diritti commerciali di esclusiva su un dato territorio. Tata Motors ha comprato i diritti per l’India. Ma, ad esempio, Eolo Italia, che deteneva i diritti per il nostro paese, pare non esista più e quindi i diritti potrebbero essere liberi.

L’Italia può dire la sua sul progetto? Io un’idea ce l’avrei: una rivisitazione completa del design, e questa sarà la killer application dell’automobilismo!
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